Il gruppo come sviluppo delle potenzialità dell’individuo
Cosa è un gruppo?
AZIENDE
Keren Ponzo
2/19/20243 min read
Aristotele sosteneva che l'uomo è un animale sociale. Ciò significa che la dimensione gruppale è naturale per l'uomo e che solo nella relazione con altri esseri umani può soddisfare adeguatamente i suoi bisogni. Nella relazione con altri uomini, l’individuo mette in atto delle strategie che gli permettono di non soccombere nel gruppo, che possano garantire sia l’appartenenza, sia la propria individualità. Il gruppo, per Lewin, è il luogo nel quale l’individuo si forma e che « costituisce in gran parte il suo ambiente esperienziale concreto (..)in esso sperimenta delle limitazioni e delle resistenze che, in maniera precisa, lo aiuteranno nel processo di sviluppo dell’Io (..) » (Kaneklin,op cit. , pag 19,20). Gli studi sui gruppi, successivamente a Lewin e dopo l’evoluzione grazie all’apporto psicoanalitico di Freud, tentarono di andare oltre la dicotomia fra gruppo e individuo, trovando in Bion una figura chiave. In ogni gruppo, per Bion, vi sono delle contraddizioni, dovute al fatto che gli esseri umani sono fortemente attratti dalla socializzazione, ma, contemporaneamente, ogni gruppo è fonte di frustrazione per i suoi membri. Questo accade, secondo lo psicanalista inglese, perché nei gruppi gli individui sperimentano due tipi di attività e di stati mentali distinti: - Gruppo di Lavoro: uno stato principalmente cosciente e razionale, correlato al conseguimento di traguardi concreti e manifesti, esplicitamente dichiarati, che si estrinseca nella cooperazione volontaria in vista del risultato. Esso tende allo sviluppo del gruppo e al mantenimento dell’individualità del singolo in stretta relazione con la realtà, ed è fortemente motivante e gratificante sia per l’individuo che per il gruppo; -Gruppo di Base: uno stato mentale inconscio e pulsionale che si sovrappone all’attività mentale cosciente, spesso ostacolandola. Risulta dai contributi anonimi dei singoli membri che inconsciamente mettono in comune stati emotivi regressivi e acquistano un sentimento di appartenenza al gruppo sentito come un’entità distinta della somma dei singoli membri. L’oscillazione tra questi due stati dà origine alla Cultura di Gruppo, la quale è rappresentata dal tentativo di mediazione automatico e non cosciente tra il gruppo, considerato come una realtà autonoma, e l’individuo. In definitiva ogni persona entra in un gruppo per raggiungere determinati obiettivi personali, ma, dal momento in cui entra a farne parte, è coinvolta in un altro tipo di esperienza emotiva di cui è solo parzialmente consapevole, che è fortemente condizionante, fatta di emozioni potenti intrecciate, tenute insieme e strutturate come se vi fossero delle concezioni comuni presupposte circa i motivi per i quali si sarebbe riunito. A differenza di Lewin, Bion intende il gruppo come prodotto della mente, come processo di pensiero che oscilla tra contenuti mentali arcaici e meno arcaici. Il gruppo acquista una propria volontà e identità autonoma e l’individuo nella situazione di gruppo è da questa influenzata nella sua struttura e nelle sue attività. Possiamo dunque definire, integrando le due posizioni ora espresse, che in molti punti non divergono, che il gruppo è il luogo in cui gli obiettivi personali, le proprie aspirazioni, possono trovare soddisfazione e il luogo, quindi, in cui, tramite il confronto con gli altri le competenze relazionali crescono, e che il gruppo di lavoro è un particolare gruppo, in cui principalmente le funzioni di base sono lo svolgimento di un compito pratico, per cui il gruppo si è formato, e la gestione della vita emotiva del gruppo tale da favorire la cooperazione tra i membri (Perini, 2005). Da quanto affermato il gruppo può quindi essere visto sia nelle sue componenti razionali, basate sull'obiettivo pratico, che in quella irrazionali-emotive, le quali rimandano alle ansie e ai desideri inconsci dell'individuo. Lo studio dei gruppi, successivamente a Bion, ha visto articolare diverse posizioni, a volte antitetiche a volte di sviluppo, comunque tutte tese a indagare i rapporti intrapersonali e le dinamiche attuate. Alla luce del percorso storico di ricerca, rivalutando il ruolo del soggetto, inteso come persona collocata in uno specifico contesto evolutivo sociale e storico, il gruppo può essere quindi rivisto in virtù del concetto di Intersoggettività, intesa come spazio terzo produttore sia di costruzione, o di distruzione, di un progetto di relazioni e identità.
E' quindi solo grazie alle relazioni che la persona fornisce significati alla propria esperienza(Kaneklin, op cit ).