La filosofia coi bambini: uno strumento educativo per lo sviluppo del pensiero critico
Una piccola storia
SCUOLA
Keren Ponzo
2/24/20241 min read
La filosofia coi bambini nasce negli Stati Uniti da un’idea di Matthew Lipman, filosofo di formazione deweyana, all’inizio degli anni ‘70 del secolo scorso, quando iniziò le prime pratiche partendo da un testo-pretesto da lui scritto. Aveva preso vita un vero e proprio movimento filosofico-pedagogico che ben presto divenne internazionale, il cui intento era quello di trasformare i gruppi di giovani e bambini in una comunità di ricerca filosofica a tutti gli effetti: non sono incontri vagamente filosofici, ma appuntamenti strutturati basati su metodi efficaci supportati da un impianto teorico rigoroso, il cui fine è quello di permettere lo sviluppo di un pensiero critico autonomo e il consolidamento del gruppo di ricerca.
Nel tempo anche in Italia si sono sviluppati metodi alternativi alla P4C (Philosophy for Children) lipmaniana, tutti condividendo la necessità e l’opportunità di portare la filosofia, tramite la pratica filosofica, nelle scuole, anche per i più piccoli, utilizzando vari metodi a seconda dell’età dei bambini. Citando Brenifier, filosofo francese contemporaneo, cosa viene a fare la filosofia nella scuola primaria? E nella scuola dell’infanzia? Possiamo forse determinare il momento in cui è giusto o è opportuno iniziare a stimolare lo spirito critico di una persona? Possiamo parlare sempre di filosofia se approcciamo la pratica filosofica alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria? L’emergenza del filosofare non è essa stessa filosofare?
Pensiamo a tre registri dell’esigenza filosofica: l’idea di pensare per se stessi, essere se stessi, poi essere e pensare nel gruppo e cioè le dimensioni intellettuali, esistenziali e sociali. Se pensiamo alla filosofia come pratica educativa, in grado di sviluppare il pensiero critico, accrescere le competenze logico-argomentative, la capacità di astrazione e di creatività, unite ad abilità di tipo etico-relazionale, allora possiamo comprendere come sia possibile svolgere pratiche filosofiche con gruppi di ogni età e quali le sue ricadute positive sulla gestione della classe.